Mia sorella è Super Vicky – Robot e AI visti dagli occhi di un bambino nato negli anni 80
Madoooo sempre di robot parli? Cambia disco!
Mi dice Anita ridacchiando a cena.
Ha ragione eh, da quasi un annetto i miei argomenti preferiti sono i robot e l’intelligenza artificiale che entrano nella vita di tutti i giorni (o per lo meno, sono entrati prepotentemente nella mia).
Non che in questo articolo abbia intenzione di parlare d’altro, ma diciamo che cercherò di giustificare la passione della mia generazione con un argomento inoppugnabile: GLI ANNI 80.
Contenuto dell'articolo
Desideri semplici
Emiglio, Super Vicky, Cortocircuito, Riptide, Supercar, Automan, Transformers, Arale, Doraemon, Ghost in the Shell, Alita Battle Angel,…
BLADE RUNNER.
Il mondo in cui siamo cresciuti era densamente popolato da Robot e IA. Dal telefilm della mattina al cartone delle 16.00 al film in prima serata.
Si c’è stato anche il boom dei Ninja, ma quella é un’altra storia, e merita di essere narrata altrove.
I Trasformers sono stati una grande fonte di ispirazione per i Daft Punk, anche loro all’epoca bambini, sia per le sonorità della sigla che per definire l’estetica del duo, a partire dai caschi robot.
L’immaginario dei bambini anni 80 era semplice: Robot e Astronavi.
La cosa più fica al mondo? Avere un amico robot e pilotare un’astronave per salvare il pianeta. O meglio ancora pilotare un’astronave che diventa robot!
Non a caso sono gli anni del successo di:
Capitan Harlock, Galaxy Express 999, Star Wars, Star Trek, Navigator, Uno sceriffo extraterreste, E.T., Giochi Stellari – The Last Starfighter…
E ovviamente dei Mech: Daitarn III, Mazinga, Goldrake, Jeeg Robot d’Acciaio, Voltron, Gundam…
Unione perfetta fra Astronavi e Robot.
Vedere nel 2025 video di robot che fanno cose, antropomorfi o meno, e poter letteralmente fare chiacchierate con un’intelligenza artificiale, su un 35/45 enne odierno nato e cresciuto negli anni 80 ha un effetto dirompente: ha il profumo di sogno d’infanzia che si realizza.
Noi o Loro
Tu ora che mi leggi puoi appartenere solo a due categorie:
- Per via dei titoli di sopra sei già a bordo dell’Arcadia della nostra giovinezza e viaggi a ritroso nell’iridescente tunnel della nostalgia. Hai gli occhi sognanti vedendo Emiglio e imiti ancora con la bocca il suono che fanno gli Autobot mentre si trasformano.
- Sei troppo giovane o troppo anziano, e mi leggi come se fossi un pazzo invasato.
In entrambi i casi avrete pane per i vostri denti.
Super Vicky ha accompagnato infinite mattine con l’influenza, a casa della nonna, con colazioni abbondanti e tachipirina.
Come Michael Knight
Partiamo dalla realtà quotidiana di molti di noi, da robe disponibili oggi a portata di mano di chiunque: le Intelligenze Artificiali. Abbiamo iniziato con Alexa, che però non capiva una ceppa o quasi. Poi di punto in bianco nel 2023 c’è stata la rivoluzione.
Esempio pratico n.1.
Possiedo un’utilitaria, una delle più economiche sul mercato: una Suzuki Swift, non certo una Tesla da 70K o chissà che bolide.
Eppure la mia piccola cittadina guida da sola in autostrada e statale, segue le linee delle corsie, accelera e decelera in autonomia in base alla coda, pianta una frenata di emergenza se per caso sei distratto e non ti accorgi che l’auto davanti si è fermata.
Mentre sfioro il volante (perché per legge in Europa le mani vanno tenute comunque sul volante o parte un fastidioso cicalino) comando vocalmente il sistema di infotaiment. Dico ad Apple Car “Portami a casa”, il navigatore si attiva, e si autoimposta il percorso verso la destinazione.
Tutto questo ti ricorda niente? A me si:
Quando fai queste cose é impossibile non sentirsi come David Hasselhoff nel mitico Supercar.
Mancano solo i Turbo Boost e il led che fa uuuoooouuuu uuuuoooouuuuu mentre si muove a destra e sinistra. Si ok tecnicamente KITT si guidava completamente da sola, ma sono certo che l’EU lo avrebbe perseguito per un botto di reati e rinchiuso in carcere nella cella di fianco a Megatron.
Fantasie? Esagerazioni.
Intanto se sei in autostrada, a parte la mascellona e i ricci, non c’è differenza fra una persona qualunque e il protagonista di Supercar.
Come Tony Stark
Stessa cosa quando parlo con ChatGPT o Copilot, a casa o in giro tramite auricolari e infotainment dell’auto.
Voglio lavorare? “Esegui questo calcolo, estrai quell’informazione e combinala con quest’altra, riassumi il documento ceppa.doc, scrivi una mail a Savonarola, ecc ecc.”
Voglio cazzeggiare? Raccontami il tale fatto storico, spiegami questo fenomeno della fisica, proseguiamo la sessione di Dungeons and Dragons da dove eravamo rimasti, dimmi le notizie di oggi dall’Italia…
Ancora una volta, ti ricorda qualcuno?
Tony Stark ha Jarvis perché nei film degli Avengers è un genio filantropo miliardario playboy.
Oggi tu puoi far eseguire lavori, farti inventare la favola della buonanotte, parlare, con un sistema che “capisce” quello che dici e risponde similmente a Jarvis nei film di Iron Man, con un abbonamento da 20€/mese.
Se non sembra fantascienza questa realtà non so cosa deve accadere ancora!
Un robot per amico
Ora che ti ho spiegato perché un ragazzino cresciuto negli 80/90 si sente l’amico di Automan quando parla con ChatGPT, andiamo a capire perché quando noi Xennials vediamo video di robot che fanno cose viaggiamo lesti con la fantasia.
Chi bambino negli anni 80 non avrebbe voluto un Doraemon a tirare fuori dalla tasca congegni incredibili per poi trascinarti ogni volta in una nuova avventura?
Per inciso ti svelo il segreto di pulcinella: Rick & Morty non sono sbucati dal nulla, ma una divertente attualizzazione per adulti del cartone col gattone azzurro.
Doraemon è l’antenato di Rick così come Guglia/Nobita lo è di Morty.
Lascio a corredo un paio di meme presi dal web e tradotti da me in italiano:
Arale, simpatico robot con una passione per le merdine e le esplosioni.
Per inciso il Dr. Slump è un personaggio talmente realistico nella sua rappresentazione, che conosco un ingegnere geniale mio omonimo che ne è quasi la copia, altrettanto spettinato, e che suppongo prima o poi arriverà con il suo robot autocostruito.
Nell’immaginario anni 80 in cui siamo cresciuti e che oggi guida molti di noi, il robot é spesso ritratto come un componente integrato nella famiglia.
Perché? Probabilmente ha inciso il boom delle sit com e l’ottimismo che ancora pervadeva la società dell’epoca, e che poi si perderà.
Come funziona una serie con robot negli anni 80
La commedia si basa sovente sul robot che ha incredibili doti/poteri e un animo buono; ma possiede scarse skill sociali, non comprende l’umorismo, prende tutto alla lettera, é impacciato e pasticcione: Super Vicky, Arale, per certi versi anche Numero 5 di Cortocircuito.
Il rapporto fra uomo e macchina nel mondo in cui siamo cresciuti, e che ci portiamo appresso, è cioè un rapporto paritario in cui l’uomo aiuta il robot a umanizzarsi, e il robot rende “più buono” l’essere umano.
Date queste premesse, dire che Sheldon Cooper sia il nipote diretto di Super Vicky non dovrebbe scandalizzare nessuno.
Un collega robot
I mitici 80 sono anche gli anni in cui i Robot/AI aiutano i loro amici/colleghi a risolvere piccoli e grandi complotti: il buffo robottino di Riptide, il più figo del mondo Automan, il già citato Kitt di Supercar, Alita Battle Angel e soprattutto gli Autobot di Transformers.
La sigla di Riptide ci porta nelle atmosfere pop-big band alla Oliver Onions. Band a cui dobbiamo la colonna sonora di Galaxy Express e di molti capolavori del duo Bud Spencer e Terence Hill, fra cui il già citato Poliziotto Extraterrestre, poco extra e molto terrestre.
Rachel e Joi, ma stavolta non si parla di Friends
Negli anni 80 Ridley Scott devia dal romanzo originale di Philip Dick e dà alla luce i primi e più iconici robot/androidi dalle sembianze umane che la cinematografia abbia avuto: Rachel e Roy Batty.
Gli Adamo ed Eva della genìa androide.
La frase “Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare” è probabilmente la citazione più copiaincollata del cinema.
Rachel è il primo robot a diventare sex symbol.
Molto più di un semplice sogno erotico.
La sua aura di fascino è talmente intensa che supera di gran lunga anche quella dell’attrice che la interpreta.
E instilla per la prima volta il dubbio nelle persone che un androide possa essere ben più che uno strumento, un collega, o un fratello imbranato…
Ora capisci l’ineluttabilità del fatto che, 35 anni dopo, Ana de Armas prende il testimone di Sean Young in Blade Runner 2049, interpreta Joi la fidanzata AI di K / Ryan Gosling (l’uomo in cui più di una generazione di uomini oggi si identifica) viene consacrata a diva del cinema: era (quasi) già scritto nelle nostre memorie.
Purtroppo a differenza degli anni 80 siamo nel 2017, è tornato in auge il paradigma greco della catarsi tragica, l’era del mai una gioia, per cui i protagonisti per compiere il proprio destino devono rinunciare ad un finale felice.
The End?
Alla fine di questa epopea pop nella cultura anni 80 spero che ti sia chiara una cosa: quando vedrai un 35-40enne che si blocca su robot e intelligenza artificiale, non ti crucciare per lui o lei: sappi che sta semplicemente vivendo nel mondo che sognava da bambino!
E che forse insieme agli altri della sua generazione sta contribuendo a creare.
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