Non ci sono più i Miti di una volta
Da quanto tempo non appare un nuovo John Lennon che unisce il mondo con la sua Imagine, o un Jim Morrison che ispira una generazione dopo l’altra con i suoi aforismi?
Perché nei tempi recenti non si affermano persone capaci di influenzare la cultura popolare e le persone di ogni età?
Dal Calcio alla Musica, facciamoci trasportare dalla nostalgia in questo viaggio nella memoria, fino a darci qualche motivazione su dove e perché si è inceppato il meccanismo di creazione dei Miti.
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La partenza del viaggio
Tutto è iniziato a cena, argomento delle conversazioni è stata l’eliminazione della nazionale italiana agli Europei.
A parte qualche nome noto per i lauti ingaggi (sapevi che le banconote Dollarumma le hanno stampate per davvero?) o le fidanzate famose (comunque nulla di paragonabile alle conquiste del Bobone nazionale) effettivamente chiacchierando a tavola ci siamo resi conto che la gran parte dei giocatori della Nazionale 2024 siano abbastanza sconosciuti ai non tifosi come noi.
L’epoca dei Miti
Un tempo il calcio era diverso: i nomi di Baggio, Schillaci, Maldini, Vialli, Totti, Vieri, Baresi, Cannavaro, Mancini, Zenga, Buffon li conoscevano dalle nonne ai bambini.
E non solo perché erano i principali testimonial delle pubblicità – Chi si ricorda Zenga e Mancini che giocano al SEGA Master System negli spot tv alzi la mano 🤚.
I calciatori della Nazionale erano davvero famosi, vere icone intergenerazionali note a chiunque dentro e fuori dalle competizioni sportive.
Prima del moltiplicarsi all’infinito di “stelline” e “famosetti” in ogni settore, le icone e i miti erano pochi e riconosciuti davvero da tutti.
E non solo nel calcio. Anzi!
Da Vere Icone a Very Sconosciuty
Da Elvis Presley e Marylin Monroe, passando per i Beatles e Rolling Stones nel mondo; in Italia Battisti, Baglioni, Ricchi e Poveri, Carrà, Celentano, De Gregori, De André, Vasco, Renato Zero… erano contemporaneamente in cima alle classifiche, a ciclo continuo in radio, sui giornali, nei juke box in spiaggia e sulla bocca di tutti. Oggetto spesso e volentieri di vera e propria idolatria (SORCINIIIIII).
La casa di Vasco è ancora oggi meta di pellegrinaggio dei fans che sperano di incontrarlo nelle sue passeggiate (fenomeno che ho scoperto grazie ad alcune mie amiche che sono vere e proprie adepte del Komandante).
Prima del moltiplicarsi all’infinito di “stelline” e “famosetti” in ogni settore, le icone e i miti erano pochi e riconosciuti davvero da tutti.
E non solo nel calcio. Anzi!
Adesso guarda qui:
Quella qui sopra è la Top 10 italiana oggi 30 giugno 2024: una classifica di cantanti in larghissima parte sconosciuti ai più, che nell’arco di poche settimane lasceranno il posto ad altrettanti famosetti/semisconosciuti, e che in larghissima parte resteranno tali tutta la vita salvo magari la settimana di Sanremo o 1-2 pezzi fortunati.
Se lo domandi in giro sono sicuro che davvero pochi saprebbero identificare chi siano tutti i cantanti qui nello screenshot, e ancora meno sarebbero quelli in grado di cantarne un ritornello.
Miti, Leggende e Divinità
Fino alla fine degli anni 90 la musica (e non solo quella) poteva vantare icone nazionali e internazionali note a tutti, dall’adolescente al 90enne. Queen, Madonna, Pavarotti… sono stati e alcuni restano le ultime vere Leggende intergenerazionali e planetarie.
I loro testi ispiravano le persone, la loro immagine generava mode che potevano durare anche anni.
Pochi di questi diventavano Leggende, una sorta di “divinità”; solitamente a seguito di una morte prematura, perché come canta Guccini “Gli eroi son tutti giovani e belli”. A inizio articolo ne ho citati due di questi Miti, John Lennon e Jim Morrison, a cui vanno aggiunti come minimo Freddy Mercury e Michael Jackson.
Approfondirò un attimo quest’ultimo, a me più vicino per vicende personali nonché per affinità musicale e per affetto nei confronti sia della sua musica, che dei momenti che nella mia infanzia ha accompagnato.
Michael Jackson
Il Re del Pop ha innanzitutto due primati che tutto il mondo gli riconosce: é l’inventore della danza “hip-hop” moderna, ed è il primo artista ad aver elevato i videoclip musicali a veri e propri film.
Michael balla e accende le piastrelle per la strada (Billie Jean), danza con i gangster inclinandosi fino quasi a orizzontale e si rialza senza l’ausilio di corde (Smooth Criminal), inventa il Moonwalk e lo declina in mille varianti, e soprattutto balla con gli Zombie (Thriller, regia di John Landis) nella coreografia più famosa di sempre.
Canzoni e video che TUTTI conoscono.
È veramente difficile non emozionarsi nel rivederli, ed è esattamente questo il punto.
10, 100, 1000 Michael (e Freddy)
Ricordo con certezza che negli anni 80 e 90 anche il più piccolo paesino aveva il suo Michael Jackson. Le grandi città ne avevano talmente tanti da organizzare persino le gare per eleggere il sosia “più Michael” di tutti.
In tv non esisteva varietà che non avesse un imitatore di MJ.
E se hai almeno 35 anni, di sicuro avevi un amico che faceva il Moonwalk a scuola.
Ammesso che non abbia provato a farlo anche tu (io si).
Animatori da villaggio e da feste private ci hanno basato una carriera, sulle movenze di Jackson.
Ancora oggi per altro, Sergio Cortes riempie i teatri con i suoi show in cui impersona MJ.
Per non parlare degli infiniti Freddy Mercury che ci ricordano che Noi siamo i Campioni ogni qualvolta che qualcuno vince qualcosa.
Eterni come Dei
Miti come questi sono assurti a divinità nella misura in cui già in vita avevano generato un amore nei confronti della persona talmente forte da ispirare e generare emulazione. Poi quando sono morti hanno prima creato un vero e proprio trauma nei loro fan, e poi sono stati eletti a pietra miliare nel loro campo per i decenni a venire.
Conosco persone che quando hanno saputo della morte di Jackson hanno pianto a dirotto per giorni, e sono state a lutto mesi come la mia amica Valentina o il collega di Anita.
Senza dimenticare tutti quelli che sostengono ad esempio che Elvis sia vivo e in pensione, o che vanno a vedere gli ologrammi degli ABBA cantare ancora giovani e belli facendo continuamente sold out al London Theater.
Perché per essere un Dio come minimo devi essere universalmente Riconosciuto, Ispirare le persone, ed essere Eterno.
E tutti questi artisti lo sono.
La Musica è stanca
Ebbene, possiamo serenamente affermare che oggi di Miti, donne e uomini assurti all’eterna gloria, non ne riusciamo a generare più.
Non so se sia per colpa della scarsa qualità delle doti delle nuove star, che spesso poco più che giovinetti vengono lanciati con un talent show e subito dati in pasto al pubblico per durare 2-4 anni e finire fra le meteore.
O semplicemente perché c’è TROPPO di tutto, e quindi è diventato impossibile avere risonanza internazionale e intergenerazionale.
Però è davvero tutto qui?
Per essere un Mito come minimo devi essere universalmente Riconosciuto, Ispirare le persone, ed essere Eterno.
Fine della Mitopoiesi
Anche in altri settori stiamo messi maluccio: il Calcio e il Cinema riescono ancora a generare dei campioni universali come Ibrahimovic e Ronaldo, Leonardo Di Caprio e Cristopher Nolan, ma sul fatto che questi abbiano in maniera planetaria un’influenza reale sulla vita delle persone, paragonabile al Mito dei loro predecessori, è tutto di là da dimostrare.
Ad esempio mi permetto di dubitare che una popolazione potrà mai avere la stessa venerazione che Napoli e i napoletani hanno per Maradona.
Per approfondire sul Culto di Maradona a Napoli puoi leggere questo interessante articolo.
“Maradona è il Caravaggio del XX secolo. Non è una forzatura: i volti di Caravaggio sono i ragazzi di vita, delle strade, delle periferie dell’umanità. Con lui la vita diventa arte, proprio come con Maradona”.
Vittorio Sgarbi (uno che è tutto fuorché napoletano)
Per cui considerata la rilevanza nazionale e mondiale che comunque riescono a raggiungere le star odierne, fatemi dire che metà del problema se lo dividono il livello basso delle star di oggi, e il sovraffollamento del panorama.
Ma non finisce qui.
La post-postmodernità
Abbiamo quindi star incapaci a creare messaggi che facciano davvero breccia nei cuori di tutti e durino nel tempo.
Ma scarse idee e poco talento non bastano a spiegare tutto.
È evidente come la nostra società, così frammentata e liquida (per citare Bauman), non abbia più la capacità di unirsi intorno a qualcosa. Non ci sono innanzitutto le idee in grado di rappresentarci tutti, perché tutto è diventato divisivo.
Persino i valori più basilari come la bellezza o la pace oggi sono concetti definiti come divisivi, o visti da una parte delle persone come veri e propri disvalori.
Se mancano i concetti, di conseguenza non possono esistere le persone che riescano a incarnarli.
Persino la bellezza e la pace sono considerate ormai dei concetti divisivi o disvalori da parte di qualcuno che trae beneficio da questa narrazione che spacca la società.
Mancano le persone che riescano a incarnare valori o messaggi universali poiché questi sono innanzitutto impossibili da formulare.
Quello che possiamo fare noi come pubblico é chiedere di più agli artisti, premiare gli autori che scrivono testi emozionanti e non banali, dare merito all’originalità punendo chi invece infarcisce le proprie opere di messaggi stereotipati e solo superficialmente positivi. Il nostro compito è ricordarci il passato, antico o recente ma sereno, per ritrovare il Coraggio di Sognare, di creare idee forti in grado di muovere i cuori e le menti delle persone, che sia anche solo per svago, e non necessariamente per qualche fine sociale o politico.
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Potrebbe inoltre farti piacere leggere 50 anni di Hip Hop pt.1 – Essere adolescente durante la Golden Age Italiana .
tutto interessantissimo, vero, qui e in altri articoli. Ora me ne pappo un po’
Allitterata, non letteraria forse allertata (mancano i mitiiii)