Genova per me
Marzo, Genova, 2024.
Una giornata intorno al Porto Antico di Genova per effettuare le ore di guida di abilitazione al fine di prendere la patente nautica.
La prima conduzione di una barca, con due bei motori, in mare.
Mi accompagna Paolo Conte nelle orecchie partendo da Genova per Noi, che come nel testo
che stiamo in fondo alla campagna
e abbiamo il sole in piazza rare volte e il resto è pioggia che ci bagna
il che tendenzialmente a Certosa di Pavia è vero, pure le virgole.
Lascio qui la canzone Genova per Noi, qualora volessi sentirla mentre leggi il resto dell’articolo.
la baia figlia di luce e di follia
foschia pesci africa sono nausea e fantasia
Adoro fotografare i gabbiani in volo. In questa luce, in questa atmosfera così futurista fra la bolla sferica, la tensostruttura a sinistra e il casermone sospeso dell’acquario sulla destra, il gruppo di gabbiani fa la spola fra la banchina, quasi per farsi fotografare, e gli alberi delle barche a vela più in lontananza.
La struttura dell’acquario e di tutta la zona limitrofa è stata progettata da Renzo Piano, l’architetto italiano più famoso al mondo, che ha concepito anche la tensostruttura che si vede sulla sinistra della foto, e l’ascensore panoramico non visibile qui in foto. Un cilindrone che viene issato da una serie di carrucole e che consente una magnifica vista sopraelevata di tutta la zona portuale a una ventina di persone alla volta.
Che poi va detto a corredo delle foto dei vicoli: Genova sembra molto pulita e non fa per niente il cattivo odore che invece il centro di Pavia spesso riserva ai passanti. Questo vicolo micragnoso ad esempio non ha una cartaccia a terra, nonostante i muri sbombolettati.
In alto quella serra sospesa fra i palazzi è l’oasi di un’amante delle piante.
Chissà cosa ci cresce dentro.
Con quella faccia un po’ cosìquell’espressione un po’ così che abbiamo noi prima di andare a Genova e ben sicuri mai non siamo che quel posto dove andiamo non c’inghiotte non torniamo più
Difficile non venire colpiti dall’imponenza delle gru al centro, che dividono il mondo fra gli edifici pubblici ristrutturati del porto sulla destra, e gli yacht di lusso da milioni di euro sulla sinistra.
Mentre noi passeggiamo sotto queste strutture monumentali in acciaio, cattedrali moderne dedicate alle divinità dell’ingegneria navale.
ma che paura che ci fa quel mare scuro
che si muove anche di notte non sta fermo mai
La porta di questo negozio di antichità si apre in un diverso mondo, un luogo senza tempo dove un potente collezionista che può viaggiare nel tempo raccoglie manufatti di ogni epoca, passata e futura, e li espone per i suoi esigenti clienti, e per la sua gloria.
Vasi cinesi, astrolabi, uova Fabergé, calamai, scacchiere, stampe e dipinti, tappeti e abatjour.
In un edificio che sembra una delle sedi dell’Hotel Continental di John Wick, mi immagino Ian McShane conservare le monete d’oro in uno di quei comò laccati in legno intarsiato, mentre gli armadi sono stipati di ogni genere di arma automatica e sui muri le spade appese sono state brandite dai rappresentanti italiani della Gran Tavola.
e intanto nell’ombra dei loro armaditengono lini e vecchie lavande lasciaci tornare ai nostri temporali
Genova, hai i giorni tutti uguali
Ancora geometrie, il culmine direi di questo breve viaggio di poche ore, fra rombi cerchi colonne, marmi stucchi e cancellate in ferro, che sono la casa di qualcuno, e la foto ricordo di qualcun altro.
Ma quella faccia un po’ così
quell’espressione un po’ così che abbiamo noi mentre guardiamo Genova
ed ogni volta l’annusiamo
circospetti ci muoviamo un po’ randagi ci sentiamo noi
Nell’arco di neanche 20 minuti ho incontrato una Messa all’aperto e un corteo di Hare Krishna. Il secondo non sono riuscito a fotografarlo perché sono rimasto colpito dal carosello multicolore ballante e cantante, fatto di monaci e simpatizzanti fricchettone che cantavano Hare Hare scorrendo come un biscione umano dentro i vicoli del centro.
Evidentemente la presenza del mare ispira i genovesi a una trascendenza che invece qui in Lombardia manca. In compenso in pianura le zanzare estive tendono a far infrangere facilmente il secondo comandamento (che per quelli che hanno solo il Battesimo come Titolo di Studio, sarebbe “Non nominare il nome di Dio invano”).
In compenso ho portato a casa questo quadro di Piazza Banchi, un tempo la piazza principale di Genova, in cui fioraio e la compravendita di libri usati fanno da base del presepe alla storica Chiesa di San Pietro.
In questa piazza si narra che fu bruciata una strega, e che la precisa mattonella del rogo ancora oggi sia sempre calda, anche con il gelo in pieno inverno, avendo catturato il potere magico della donna.
Per maggiori dettagli sulla piazza ti invito a leggere questo interessante articolo su Piazza Banchi.
Guida della barca con il mitico Pastorino che continua a moccolare BELIN! ad ogni manovra goffa,
Farinata, torta di riso (che non era finita, anzi appena sfornata) e pescetti fritti.
Treno e a casa.
quell’espressione un po’ così che abbiamo noi
che abbiamo visto Genova
Una nota sulla sciamadda in foto: è uno dei 3 locali storici genovesi, questa in particolare esiste da oltre 700 anni e il suo forno ha più di 200 anni. Sono locali popolari, con pochi posti a sedere, che sfornano a ciclo continuo farinate, torte verdi, torte di riso e pesci fritti.
Puoi mangiare in loco su un piccolo davanzale interno con 3 sgabelli alti, immerso nella Storia dello street food locale.
Per approfondire qui trovi lo speciale de La Cucina Italiana.
Se adesso hai voglia di un viaggio musicale dal divano in compagnia del Maestro Paolo Conte, ti consiglio vivamente di cliccare qui e goderti questi 5 minuti con Aguaplano, unica testimonianza visiva al momento dell’ultimo Live del Maestro Paolo Conte.
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Inoltre se questo articolo ti è piaciuto, potresti andare a leggere Estate o Di che viaggio sei? .
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Bello, anche questo articolo è bello.
Genova è strana come è strana pavia e con poche foto e qualche riga l’hai descritta divinamente.
Le nostre città sono piene di storia e folklore che al momento attuale sono come fantasmi che si aggirano nella memoria di pochi.
Quel che ho fatto è stato percorrere uno degli innumerevoli fili che ne congiungono alcune.
Chissà se un giorno nascerà l’enciclopedia del folklore locale italiano!